Hoodies – Bar Refaeli // הודיס // בר רפאלי ורדבנד ***הגירסה המלאה והלא מצונזרת – YouTube.
“Io no, non potrei mai! Avrei tutti i capelli in disordine!” mi urla nell’orecchio una simpaticissima amica di amici, di cui, spiacente, non ricordo neanche il nome, mentre il fastidioso volume della musica martellante selezionata (a caso?) dal dj nel locale mi impedisce di proseguire più tranquillamente la nostra conversazione. Il tutto nonostante fossimo proprio l’uno accanto all’altra, poche sere fa, in uno di quei rari momenti in cui ti senti così predisposto alla sociabilità da diventare, quasi subito, non solo il migliore amico degli amici di amici, ma il migliore amico di qualsiasi persona o cosa ti graviti intorno in quel preciso istante, direi il miglior amico dell’universo in generale. “E tu?” ritenta imperterrita la fanciulla, per nulla scoraggiata dal chiasso infernale di tutta la folla lì presente e ballonzolante al ritmo di una qualche hit a me sconosciuta, “Neanch’io, credo!” le rispondo, a gran voce, “ma non esattamente per lo stesso motivo!”. Il nostro allegro scambio di opinioni, tra l’incomprensibile e il surreale, era in realtà partito dalla richiesta della mia nuova conoscenza (devo farmi ridire il suo nome, prima o poi) che suonava più o meno “ci facciamo una foto insieme, così poi la condivido?”, a cui avevo immediatamente risposto, fermo e cordiale come al solito “ma non ci penso proprio!”, e lei, di nuovo, “eddai, mica la pubblico con l’# (leggasi hashtag) aftersex!”. Che cosa? “Davvero non ne hai mai sentito parlare?”, mi domanda quindi, e a quel punto, solleticata di brutto la mia curiosità, tento di ottenere da lei le prime informazioni necessarie per il post che state appunto leggendo. Se siete su Instagram, applicazione nata per ritoccare le immagini scattate col cellulare, poi divenuta un social network a tutti gli effetti, probabilmente vi sarete resi conto ben prima di me, della crescente popolarità dell’hashtag (cioè l’asterisco “#” usato per introdurre e radunare i grandi temi, come su Twitter, in cui è suddiviso il vario materiale pubblicato) aftersex. Che altro poi non sarebbe che l’evoluzione naturale dell’onnipresente e narcisitica manìa del selfie, il passo successivo cioè alla frivola e imperante moda dell’autoscatto, il quale questa volta andrebbe però realizzato necessariamente in coppia, dopo un romantico (forse) e/o soddisfacente (spero) rapporto sessuale. In altre parole gli amanti di ultima generazione, quelli cioè cresciuti soprattutto a pane e tecnologia, preferirebbero di gran lunga, dopo le fatiche dell’amplesso, al posto della più classica sigaretta, di dolci coccole o della lusinghiera richiesta di un bis (o talvolta, del necessario sonnellino ristoratore) ricorrere invece velocemente alla fotocamera del telefonino, per immortalarsi proprio nel relax dei minuti post-orgasmici, al fine di condividere poi, universalmente, l’intimo e inequivocabile scatto (http://www.repubblica.it/esteri/2014/04/02/foto/lo_scatto_dopo_il_sesso_su_instagram_aftersex-82560967/1/#1). Adesso, per quanto liberi tutti di disporre e di servirci delle nostre immagini come meglio riteniamo, rendiamoci conto che, se la smania di esserci e di apparire sembri sempre contare, in maniera preoccupante, molto più della stessa privacy, anche a un più semplice livello estetico, non si tratta proprio di attimi in cui il nostro aspetto è al massimo della forma. Voglio dire, sarà spesso piacevole, talvolta fantastico, perfino indimenticabile, ma il sesso, lì per lì, non abbellisce le fattezze di nessuno, anzi: e se vi occorresse ancora un esempio in tal senso, vi basti osservare la locandina dell’ultimo, scandaloso film di Lars Von Trier, Nymphomaniac, in cui anche i volti noti di fior di attori e sex – symbol (figuriamoci quelli di noi comuni mortali) sono trasfigurati dal piacere fisico in sgradevoli smorfie di lussuria. Ma come spesso accade, non è sempre il buongusto a decretare il successo o meno di una moda collettiva: ne sa qualcosa l’israeliana Bar Refaeli, top model famosa soprattutto per una passata e turbolenta relazione con Leonardo di Caprio, adesso protagonista, al fianco di un pupazzone color violaceo – cianotico, simile ai più celebri Muppet, di uno spot per intimo maschile, che sembra proprio cavalcare l’onda scandalosa dell’aftersex (video allegato). Con la differenza che la sensuale e biondissima Bar, che compare nel minuto scarso del medesimo video addirittura “triplicata” per soddisfare i sogni erotici del buffo compagno, si è vista coinvolgere nell’accusa di sconvenienza piovuta sullo stesso spot, il quale difatti può essere trasmesso, in Israele, soltanto in tarda serata, dopo le 22. Mentre, i risultati meno ironici, più trash, per non dire tragicomici, di certi scatti amatoriali presenti sui social, non sembrano al momento conoscere censure, né di orario, né di mezzo: e se non fosse per l’innegabile aspetto democratico del web, a cui siamo tanto riconoscenti, ci verrebbe da aggiungere purtroppo.