Welcome back!

Kanye West – Bound 2 (Explicit) – YouTube.

Dovrei arrendermi all’evidenza dei fatti: non ne sono all’altezza. Di fare il tuttologo, intendo, di riuscire ogni volta a individuare circostanze, persone, nomi (cose, città…ve lo ricordate il gioco? Quello con la lettera iniziale, che il colore con la F veniva sempre e solo Fucsia, che poi non ci si metteva mai d’accordo se si dovesse scrivere Fucsia o Fuxia…vabbè, la smetto di divagare) che meriterebbero invece di essere trattati con la giusta competenza e il necessario rilievo. E’ vero, ho peccato di superbia (e quando mai!?) e di conseguenza ho modellato il mio blog secondo una strategia più presuntuosa che ambiziosa, dividendolo in quattro categorie (ve ne eravate già accorti, giusto?) come se potessi indifferentemente occuparmi di musica, tv, scienza, costume, poltica e moda, saltando da un argomento all’altro con l’agilità di Bolle sul palco (a proposito, divinità in ascolto, nella prossima vita rinascere con quell’involucro lì, lo stesso – o anche simile – del nostro Roberto dico, non mi dispiacerebbe, ecco. Prendi nota). La triste verità è, al contrario, tutt’altra: quel poco di cultura che possiedo è difatti estremamente settoriale, limitata com’è alle nozioni basilari di storia della moda faticosamente studiate anni or sono e poi accresciute un pochetto con la passione e la professione (che spesso, per fortuna, hanno finito per coincidere). Il resto si tratta più banalmente di gusto personale, il mio ovviamente, neanche così raffinato se vogliamo, caratterizzato da una vena pop-retro-trash in campo musicale e televisivo, da una sfumatura dispregiativa in campo tecnologico e sportivo, da una totale repulsione verso fenomeni che non mi suscitano il benché minimo interesse e che invece poi irrompono ovunque con tutta la loro potenza mediatica, lasciandomi così escluso dal mondo. Vi riporto soltanto l’ultimo esempio: Kim Kardashian. Signorina (non riesco a trovare una definizione adatta alla sua professione: socialite? prezzemolina? un aiutino?) americana di origine armene, figlia di Robert, l’avvocato che ha fatto assolvere O.J. Simpson, fortunosamente dotata di un fisico esplosivo seppur mignon (sotto il metro e sessanta, si vocifera), protagonista oltreoceano, da anni, di reality show da picco d’ascolto e di gossip tra il sentimentale e lo scandaloso.

Salita alla ribalta per una copertina senza veli su Playboy nel 2007 e un video porno (pare) privato, diffuso in rete (pare) a sua insaputa, secondo una modalità già sperimentata da Paris Hilton (l’altra modalità per la fama in tempi brevi, quella dell’arresto per guida in stato di ebbrezza, alla Lindsay Lohan per capirci, è stata invece preferita proprio in questi giorni dal cantante Justin Bieber), l’ho sempre, volutamente, snobbata come personaggio e forse perfino sottovalutata. Mi ripetevo: sì, non è brutta, ma in fondo è quasi una replicante di Jennifer Lopez (anche per la fama che si concentra tutta sul suo lato B), ma al contrario di J.Lo che almeno recita, cant(icchi)a e ball(icchi)a, Kim è solo e semplicemente tanta, come tante altre. Sparirà presto, mi illudevo, inutile considerarla, con quel cognome lì poi, che fa un po’ detersivo per il bucato, avrà i suoi 15 minuti di fama, dopo di che verrà inghiottita dal nulla. E invece no. Le basta qualche comparsata in alcune serie televisive, il lancio di una sua linea di moda, attività che non si nega mai a nessuno (stilisti che sgobbate per avere un vostro spazio, non sarebbe ora di una rivoluzione per opporvi alle milioni di bonazze che vi rubano il mestiere?), un vita sentimentale condita da matrimoni lampo con sportivi e cantanti di successo, ed ecco che la permanenza tra le dive (?) più pagate negli Usa e presenti su stampa e web è assicurata. Gli ultimi esempi? Dopo l’attuale relazione con il rapper Kanye West, da cui ha avuto lo scorso Giugno una bambina, chiamata North (e noi che prendevamo in giro la Gregoraci e Briatore per aver scelto Nathan Falco) e qualche chilo di troppo messo su durante la gravidanza (oh, un briciolo di umanità), l’instancabile Kim ci tiene a far sapere al mondo di essere ritornata in forma. E lo fa comparendo, in versione bionda e con un repertorio di espressioni vagamente somiglianti alla nostra Carmen di Pietro, nell’ultimo video della hit del suo compagno, Buond 2 (video allegato), che vi sfido a guardare per intero senza riuscire a ridere o ad esclamare “ma che è ‘sta porcata?”. Non contenta di aver sfoderato cotanto buongusto, nelle ultime settimane Kim si è prodigata nel pubblicare sul suo profilo Instagram ( http://instagram.com/kimkardashian# ) numerosi autoscatti carichi della solita, evidente, classe, che però hanno sollevato in rete perfidi (e legittimi) dubbi sull’uso o meno di photoshop per ritoccare le sue curve. Vorrei avere anche il vostro parere in proposito. E ditemi se non sarebbe meglio continuare a ignorarla.

Voilà, la chanteuse!

Carla Bruni – Quelqu’un m’a dit – YouTube.

In fondo la trovo perfino simpatica. E mi viene il sospetto che l’unico e vero linciaggio mediatico a cui abbiamo assistito in questi anni non sia quello più volte recriminato da un ex-premier (uno a caso) visibilmente più truccato e ritoccato della signora in questione. Perchè lei, Carla Bruni, senza quell’accento sulla “à” finale che regalerebbe a chiunque un’aria snob e un filino di puzza sotto il naso (provate pure col vostro nome), magari inesistente nella realtà, ha sempre fatto buon viso a cattivo gioco. Adesso è più difficile, diranno i maligni, vista l’espressione così impietrita e gli zigomi immobili come due polpette congelate che fanno capolino dalle foto delle sue ultime  apparizioni. Ok, ammettiamo pure che sia ricorsa a qualche ritocchino o iniezione di troppo, per altro mai dichiarati (quindi stiamo solo supponendo), ma è così grave? Non sarebbe certo l’unica che per vanità o paura di invecchiare rischia di deturpare irrimediabilmente il proprio bel faccino con qualche intervento dai risultati deleteri. Senza considerare poi la sua non più giovanissima età (45 anni compiuti lo scorso Dicembre) e la sua precedente e indimenticabile carriera di top model, di chi insomma sul mito di un’irraggiungibile bellezza ha costruito parte del suo impero. All’epoca però, a cavallo tra gli ’80 e i ’90, quando la Bruni era semplicemente l’unica italiana a distinguersi nel ristretto olimpo delle supermodels, la stampa non si accaniva certo sul suo aspetto: le rimproverava, quello sì, la superficialità di certe affermazioni riguardo ai suoi compensi da capogiro. Frasi del tipo “Non è mica facile spendere tutti i soldi che guadagno con questo lavoro” non ti fanno propriamente entrare nelle grazie di giornalisti e pubblico, è chiaro. Parole che suonano come un peccatuccio veniale però rispetto alla celebre massima della sua collega Linda Evangelista, che in un eccesso di sincerità dichiarò candidamente “Per meno di 10.000 dollari non mi alzo neanche dal letto”! E anche a voler interpretare come sfacciata ambizione la sua presunta scalata sul jet – set internazionale, come amante prima (passo falso che le ha inimicato le mogli di tutto il mondo) e poi coniuge dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy, chi può dire che non si è trattato invece di amore puro e travolgente fra i due? Lo so, emulare il look di Jackie Kennedy nelle occasioni ufficiali sembrava un travestimento fin troppo studiato e artificioso per una vera first lady. Ma non trovavate così tenero l’espediente delle scarpe senza tacco che non facevano sfigurare il maritino più basso di una spanna? Perchè poi Carla un talento ce l’ha, e l’ha ampiamente dimostrato: quello di cantante. Il primo album, Quelqu’un m’a dit (video allegato) ha venduto oltre due milioni di copie, mica bazzecole. Tutta un’altra storia rispetto ai penosi tentativi discografici, fortunatamente caduti nel dimenticatoio, delle altre top Naomi Campbell (appello per tutti i collezionisti del kitsch, io ne possiedo una copia) o Karen Mulder. E adesso che è in arrivo finalmente la pubblicazione del terzo album della Bruni, firmato addirittura con la prestigiosa etichetta Barclay della Universal, come riporta il magazine francese Challengs (http://www.challenges.fr/media/20130122.CHA5367/carla-bruni-signe-avec-barclay-universal-music.html?xtor=RSS-21) ci sarà ancora chi oserà affermare, che sì, si tratta di canzoncine piuttosto orecchiabili, ma la sua voce, ahimè, ricorda più Romina Power che Arteha Franklin? D’accordo, sarò sincero, alla fine Carlà non sta poi così simpatica neanche a me. Ma nessuno è perfetto, no?

Galliano is back!

Dior Megamix – Galliano Tribute HD – YouTube.

C’era una volta un genio e forse c’è ancora. Uno di quelli che segnano, nel bene e nel male, il proprio tempo, uno nel cui sangue si mescolano la benedizione di un talento smisurato e la condanna a una fragilità autodistruttiva che impedisce a volte di gestirlo. Spregiudicato, immaginifico e teatrale, con un senso innato della couture e una spettacolare vocazione per gli eccessi sulle passerelle come nella vita privata, John Galliano, stilista inglese nato a Gibilterra da genitori spagnoli, primo designer britannico asceso alla direzione creativa di una maison francese, da Givenchy prima nel 1995 e l’anno seguente da Dior, riesce qui nel difficile compito di raccogliere la pesante eredità lasciata dal suo predecessore Gianfranco Ferrè e di imporre, al contrario, una propria visione dell’alta moda sontuosa, ricercata e irriverente al tempo stesso (video allegato). Coronando, collezione dopo collezione, successo dopo successo, il proprio straordinario percorso, interrottosi bruscamente nel 2011 dopo la pubblicazione di un video-scandalo in cui lo stilista, in uno stato visibilmente alterato, forse in preda all’alcol, insulta con gravi frasi antisemite una coppia di avventori in un locale parigino. Ne conseguono la cacciata immediata da Dior, la condanna giuridica delle sue azioni, gli anni bui di lontananza dalla moda trascorsi in un centro di riabilitazione per disintossicarsi dalla pericolosità delle sue dipendenze che gli sono costate reputazione e lavoro. Fino a qualche settimana fa, quando si fanno sempre più insistenti le voci riguardo a un suo possibile incarico per la realizzazione di una capsule – collection per il brand di moda low-cost Zara (poi smentite), e la notizia, comparsa sul quotidiano statunitense WWD ( http://www.wwd.com/fashion-news/designer-luxury/oscar-de-la-renta-opens-up-studio-to-john-galliano-6630000?module=hp-topstories ) confermata e rimbalzata in questi giorni da un giornale all’altro, di una sua permanenza nell’atelier dello stilista americano Oscar de la Renta, con cui avrebbe collaborato per la sua prossima collezione autunno/inverno. Un ritorno che si preannuncia atteso, quindi, quello di Galliano; il che non equivale certo a una possibile comprensione o giustificazione del peso e dell’assurdità dei suoi commenti razzisti espressi in passato.  Ma che risulta ben gradito a chi ne ammira da sempre le qualità ed è al contrario infastidito da una stampa troppo incline a sbattere il mostro in prima pagina, senza alcun riguardo per la dignità della persona che si cela al di là del personaggio. Perchè, qualunque sia l’errore, il puro talento merita sempre una seconda possibilità.