Siamo alle solite. D’accordo, la bellezza non sarà poi tutto nella vita. O per dirla con quell’infinità di proverbi che amiamo elargire in queste occasioni, la bellezza in fondo è nell’occhio di chi guarda (ma meno fastidiosa di un bruscolino o di una lente a contatto), perché non è mai bello ciò che è bello (e come potrebbe?) ma solo ciò che piace (a me piacciono da morire le lumache al sugo, dunque sono belle?) e via discorrendo. Oppure, come era solita ripetere Brigitte Bardot, che in fatto di bellezza qualcosuccia in più di noi comuni mortali ne sapeva, se non altro per la sola e forse ipnotica visione di se stessa, tutte le mattine, per decenni, davanti allo specchio, “la bellezza è un dono che va restituito”. Sì, ovvio, verissimo, ma intanto a vent’anni, prima che cominciasse quell’inesorabile trasformazione da meraviglioso volto del grande schermo ad attivista battagliera, un po’ sciatta e piuttosto intransigente, sei stata l’indiscusso sex – symbol di un’epoca e il sogno erotico di milioni di uomini, e non esattamente perché andassi predicando la salvaguardia dei cavalli da macello o dei cuccioli di foca. Ma proprio per quel, come lo chiami tu, dono, mia cara Brigitte, che, ti ricordo, non tutti, anzi, in minoranza, hanno avuto la fortuna di ricevere e dunque di poterne godere o di servirsene, anche se solo per un periodo di tempo limitato, impossibile da prorogare perfino per le più avanzate tecniche di chirurgia estetica. Credo che a questo punto manchi solo di citare l’adagio “altezza mezza bellezza”, ma si tratta solo di un altro caso di saggezza popolare facilmente smentibile, portando avanti proprio come esempio il personaggio che avevo intenzione di affrontare, divagazioni a parte, in questo post.
E cioè un ragazzone di quasi un metro e novanta, che all’anagrafe risulta registrato come Brian Hugh Warner, che come cantante già dalla fine degli anni ’80 ha riscosso poi un successo inarrestabile con il controverso pseudonimo di Marilyn Manson, che soprattutto si è dichiarato, in più occasioni, sadomasochista, autolesionista, particolarmente incline a droghe ed eccessi, e per finire in allegria, l’anticristo in persona. E che a milioni di fan in tutto il mondo risulterà carismatico, talentuoso, forse perfino affascinante. Di certo, bello nel senso più puro del termine non lo è e non lo è mai stato. Non che poi lui stesso si dia da fare più di tanto per accrescere o migliorare la propria gradevolezza estetica; anzi, pare invece ci metta tutto l’impegno per sottolineare con trucco e parrucco da Morticia Addams e altri discutibili artifici i tratti irregolari di quel suo viso inquietante, a cui comunque deve parte della propria fama. Uno sforzo che alla fine sembra sia stato premiato, almeno a giudicare dalla scelta del neo-direttore creativo di Yves Saint Laurent Hedi Slimane, che ha deciso, oltre che di mutare il nome storico dell’azienda in un più semplice e asettico Saint Laurent, di scommettere proprio sulla faccia pallida e picassiana di Marilyn Manson quale nuovo testimonial della griffe (foto allegata). Evento che assume quindi il sapore di una rivincita storica per tutti i bruttini, oggi finalmente rappresentati dal cantante statunitense, nelle pagine patinate delle riviste di moda, tra i soliti attori e indossatori belli e un po’ stucchevoli. Quelle Beautiful People che lo stesso Manson arrivava a deplorare in musica in uno dei suoi brani più noti: e che forse, già allora, aveva il sospetto di poter un giorno tranquillamente scalzare.