Abituati come siamo, ormai da tempo, a fuggire a gambe levate dall’idea che gli anni trascorsi possano lasciare il loro segno indelebile sui nostri corpi, a prolungare con massacranti attività sportive e altri criticabili artifici la nostra giovanile freschezza destinata comunque a scemare, a considerare con ingiustificata leggerezza i 50 i nuovi 30, i 40 ancora degni delle follie da ventenni, i 60 un’età in cui potersi sentire comunque vitali e scattanti come ragazzini, non resterebbe che rimandare quell’odiosa fase della vita, una volta definita “vecchiaia”, ad un traguardo importante e per tutti auspicabile come gli 80. In teoria, perché nella pratica, e il personaggio di cui stiamo per parlare ne è la prova inconfutabile, il concentrarsi di tutte quelle primavere sulle spalle non coincide più con l’immagine stereotipata della signora da aiutare con le buste della spesa ad attraversare la strada, ma si è trasformato di diritto nell’ultimo tabù infranto da uno stuolo di ottuagenari innegabilmente dinamici, in forma strepitosa, perché no, ancora piacevoli o attraenti. Capofila indiscusso di questo dirompente nuovo approccio alla terza età è il nostro celebre e ammiratissimo Giorgio Armani, che a pochi giorni dal suo ottantesimo compleanno (è nato l’11 Luglio del 1934) rimane forse l’unico esemplare sulla faccia della terra a potersi ancora permettere di uscire in passerella per ricevere gli applausi con la sua semplice e immancabile t-shirt blu, quando invece la maggior parte dei suoi coetanei si è rassegnata da decenni a nascondere braccia e bicipiti in macerie con capi più coprenti o mortificanti. Di certo rimane uno dei pochissimi volti noti a cui viene concesso il raro lusso di sbilanciarsi in pubblico in dichiarazioni qua e là pennellate di veleno (l’ultimo bacchettato il nostro premier twitter-dipendente Matteo Renzi, definito dallo stilista “rotondetto” e non esattamente elegante) senza che ciò venga imputato ad un improvviso e preoccupante “colpetto” alla testa, giustificabile in ogni caso con gli anni. Soprattutto una personalità che non è mai a sproposito o trita retorica definire infinitamente talentuosa, carismatica e influente e che occorrerebbe, anche promuovendo un referendum se ce ne fosse il bisogno, salvaguardare o elevare al rango di bene o monumento nazionale, lui, ultimo e ancor oggi attivissimo esponente di un’epoca irripetibile di geniali protagonisti della moda su cui ha furoreggiato e primeggiato, talvolta tiranneggiato, in barba a quel blando e infalzionatissimo appellattivo a cui ricorre tanta stampa priva di fantasia nel definirlo banalmente “Re Giorgio”. Più ammirato e idolatrato di un qualsiasi sovrano terrestre infatti, più imitato e duraturo di tutte le fugaci icone del settore che spariscono al ritmo di rapide meteore, più popolare e globale di ogni altro marchio o etichetta esistente sul nostro pianeta senza mai risultarne da ciò altrettanto svilito, il nome di Armani è sinonimo nonché garanzia di eleganza inarrivabile, estrema raffinatezza, suprema ricercatezza, come l’unico rifugio o porto sicuro a cui si approda in cerca della superba semplicità di una classe straordinaria e inconfondibile. E’ piuttosto un impero il suo, costruito con capacità e determinazione, con la lungimiranza di intuizioni capaci di resistere agli scossoni del tempo, alle troppe concessioni al cattivo gusto che immancabilmente s’insinuano nel linguaggio della moda, alle piccole rivoluzioni nei canoni dell’abbigliamento incapaci però di competere con la sua radicale e innovativa visione nella creazione di un proprio, ineguagliabile, stile. Che, di sicuro, fra 80 anni saremo ancora qui a ricordare, lodare e festeggiare. Tanti auguri.
mio nonno Paolo, il giorno in cui se ne andò, aveva 85 anni.
il mattino l’aveva trascorso tra una chiacchiera al bar con gente mediamente più giovane di lui di trent’anni; poi, inforcata la bicicletta, aveva fatto il giro dei frutteti. dopo tre o quattro ore non c’era più, ma ti posso assicurare che al nostro Giorgio non aveva nulla da invidiare fisicamente: postura da giovanotto, asciutto e (intemperanze caratteriali a parte) lucido e capace di dialogare e litigare con il nipotino di pochi anni. di fronte a certe figure non si può far altro che sperare di far una fine simile; nel mio caso spero che il DNA non mi tradisca…
dato che mi fido molto della tua lucidità, ti ricordo che il 18 potresti avere ospiti….
Beh, spiace sottolinearlo, ma il dna in parte ti ha già tradito, la postura da giovanotto e l’aggettivo “asciutto”, ecco, non rientrano proprio nel repertorio delle tante (altre) tue qualità…la vitalità e la capacità di dialogare (e di litigare) con persone di ogni età, compresi i più giovani (come il sottoscritto) quella però non ti manca, e chissà che i geni di tuo nonno Paolo non si sia concentrati tutto in questo aspetto…un po’ mi pare di sì…ah, la mia lucidità, come sai, è svaporata da quel dì…motivo per cui, per il 18, credo sia proprio il caso di risentirci su altri, più affidabili (anche di me) mezzi!
Che tu sappia, Armani si occupa anche di taglie forti?
No, perché un pochino mi sarei depressa….
Però leggendo lo scambio di battute tra Massiva e te, mi sono subito ripresa…
Vi adoro…
Premesso che tu, al contrario di massiva (e se continuo a slargarmi così, anche di me) non mi rientri esattamente nella categoria “taglie forti”, Armani non si occupa proprio di X o XXL, però i suoi abiti stanno bene anche alle più rotondette e nascondono molti difetti…adorazione reciproca, ci mancherebbe!
offesissimo della tua definizione “taglia forte” tuttalpiù forma tonda, elisione degli spigoli, mancanza di asperità, rifiuto delle durezze, antinfortunistica per le cadute, ma taglia forte no eh!!!!! hehehe
Avresti dunque preferito un “rotondetto” proprio come ha definito Armani il tuo amatissimo premier?
non so se hai notato che non l’ho messo nella lista, ci sarà un motivo, nevvero??? certo non sono un respingente per gonofobi ma…