Può dunque consolarsi la nostra Giorgia Meloni, attaccata su tutti i fronti (soprattutto dallo spietato e ipercritico popolo dei social network) per quel presunto, lieve e forse superfluo ritocchino fotografico a cui sarebbe ricorsa nel proprio manifesto elettorale, in questi giorni visibile in ogni angolo delle nostre città, colpevole di averla privata del suo caratteristico filo di occhiaie, alleggerendone e levigandone così il volto. Perché mentre in Italia si dibatteva strenuamente (come se fossero questi i nostri problemi) sulla necessità di un politico di dover abbellire o meno la propria effigie campeggiante nelle strade, polemica tra le più inutili affiorate di recente, a cui la stessa capogruppo di Fratelli d’Italia ha risposto con una inaspettata ed efficace prova di autoironia (twittando cioè una nuova immagine di una cozza http://www.repubblica.it/politica/2014/04/11/foto/meloni-83367332/1/#1), oltremanica è stato invece un acclamato e riconosciuto sex -symbol internazionale, uno di quelli che sulla leggenda di un fascino imperituro ha consolidato la propria fama, ad aver invece scatenato un’orda di proteste per il supposto utilizzo di photoshop nella sua ultima apparizione fotografica. E non certo per accrescere la sua indiscutibile avvenenza, che alle soglie dei 44 anni (che compirà il prossimo 22 Maggio) ancora le permette di comparire, statuaria, svestita e sorridente, sulle copertine di numerosi magazine, com’è successo appunto nell’ultimo numero del mensile americano di fitness e salute Shape (foto allegata). Lei è naturalmente l’inossidabile Naomi Campbell, top model dalla carriera tra le più longeve (il suo debutto nella moda risale addirittura al 1985, anno in cui la maggior parte delle sue attuali colleghe non era stata ancora concepita), che nei suoi quasi trent’anni di attività nel dorato mondo della moda ha imposto un proprio stile da “uscita in passerella”, grazie alla sua sensualissima e riconoscibile falcata, è comparsa in migliaia di diverse campagne pubblicitarie delle più prestigiose firme del settore, riuscendo così ad accumulare un patrimonio oggi stimato sui 50 milioni di dollari. Facendo parlare di sé anche al di fuori della sua principale attività di strapagata indossatrice, grazie ad alcune (non proprio memorabili) incursioni nel mondo del cinema (con Spike Lee) e della musica (nel 1994 il suo primo album Babywoman), ma soprattutto grazie a una variegata collezione di amori celebri, che include volti noti dello spettacolo come Robert De Niro, Joaquin Cortés, il bassista degli U2 Adam Clayton ed alcune inspiegabili comparse come Flavio Briatore. L’ultima (ovviamente) famosa preda della scultorea Naomi, secondo rumors ogni giorno più insistenti, sarebbe addirittura il magnetico attore irlandese Michael Fassbender, che la Venere Nera avrebbe cominciato a frequentare dopo la fine della sua relazione turbolenta con il magnate russo Vladislav Doronin. “Ogni volta che mi fotografano accanto a qualcuno di importante, secondo la stampa abbiamo una storia” si difende (un po’ debolmente, a dire il vero) lei: e chissà quanto avrà gongolato a queste parole, aggiungiamo noi, il nostro premier pacioccone Matteo Renzi, immortalato appunto nelle scorse settimane a Londra proprio a fianco della splendida top model. Ma la bufera che ha investito ultimamente Naomi non riguarda stavolta le sue, altrettanto chiacchierate, prodezze sentimentali o il crescente sospetto di una rimpolpatina chirurgica a quel magnifico viso, sempre più liscio e turgido (nonché incorniciato da evidenti parrucche, dopo che il ricorso massiccio a chilometri di extension l’avrebbe resa quasi calva), quanto appunto la citata copertina, in cui la pantera nera delle passerelle appare insolitamente sbiadita. Un vizio diffuso, a quanto pare, da cui si è dovuta già difendere negli scorsi anni perfino Beyoncé, apparsa in un celebre spot per una casa cosmetica più pallida che mai. Ma che nel caso di Naomi fa urlare maggiormente allo scandalo in quanto è proprio la top model che in prima persona va ormai ribadendo da decenni quanto il fashion – system sia fondamentalmente razzista, riservando alle indossatrici di colore meno opportunità professionali rispetto alle ragazze bianche. Impossibile stabilire in realtà il carico di responsabilità della Venere Nera nell’intera vicenda, sui cui al momento la diretta interessata pare non volersi esprimere: a cui consigliamo invece, per evitarle la solita figuraccia di chi predica bene e razzola male, di chiarirne i contorni. Ancor di più, se possibile, della stessa foto incriminata.
Anche a me ci vorrebbe qualche ritocchino, ma soprattutto, a differenza di Naomi, vorrei avere un po’ di colore. Vedi che non siamo mai contente?
Qualche ritocchino fotografico intendi? Basta imparare ad usare photoshop e (almeno nelle immagini) via le rughe, le imperfezioni, i difettucci…e se invece fossero quelli a renderci più interessanti? Io invece, come Naomi, avrei bisogno di qualche parrucca…insomma, scontentezza generale!
ma la gente non sa proprio più di cosa parlare.. ho letto ieri un articolo di come la rete sia stata imbrigliata in un vortice di pettegolezzi e gossip fine a se stesso, riducendo la portata e la pregnanza delle comunicazioni con mille rivoli di ca§§ate insulse e infondate per fiaccare la resistenza di chi vuole informarsi davvero, una reviviscenza della seconda fatica di Ercole, quell’Idra di Lerna alla quale ricresevano le teste tagliate singolarmente…
questo mi sembra uno degli episodi di terrorismo mediatico di cui parlava l’articolo: io vedendo la copertina leggo un’immagine molto chiara, ma nei contenuti! evidente la maestria del soggetto e il mestiere dietro la sua posa e il suo sorriso, evidentemente fashion il back ground, pulita l’esecuzione come deve essere la copertina di un’edizione di fitness, la modella è evidentemente afroamericana, la luminosità è alta, ma è solo una scelta estetica che non parla di razzismo: io in questo caso assolverei photoshop.
il messaggio mi sembra corretto: se avessero scelto di virare al seppia l’immagine, si sarebbero inalberati i sostenitori dei colori bluastri???
mah, siamo sul baaaaratro!
Aspè, in quel tuo “la gente non sa più di cosa parlare” non stavi includendo questo meraviglioso blog, nevvero? la questione è ovviamente superficiale, come poi lo sono la gran parte dei temi che affronto su questo trabiccolo…ne è scoppiato davvero un piccolo caso mediatico, fatti un giro in rete e guarda come e quanto si è dibattutto sull’opportunità o meno di schiarire Naomi (soprattutto dopo le sue recenti accuse di razzismo al mondo della moda), o tutta la lungaggine della polemica sul manifesto della Meloni…il punto é: perché sottolineare ogni volta il ricorso a photoshop quando ormai non esiste più immagine in cui non viene usato? Sappiamo benissimo che nessuno è nelle foto come poi è nella realtà, ma tutti pronti a indignarci quando la faccenda viene sottolineata…bah…
mah sai… lo stesso problema sul metodo e la forma delle immagini si ripresenta ad ogni giro di boa in cui un innovazione mette in crisi l’apparato iconologico precedentemente affrontato.
uno degli ultimi casi è la diatriba tardoottocentesca conseguente alla diffusione della fotografia.
per decenni quest’ultima rincorse la pittura con i vari pittorialismi, le oleografie ecc… negli stessi anni la pittura (con intenti al più snobistici e sterili) tenta di tener testa alla sua giovane rivale con scatti in avanti per virtuosismo e verismo che la svuotano in parte di contenuti. la vera liberazione delle due sorelle avviene solo quando entrambe le parti accettano di essere un linguaggio diverso, traducibile ma incomparabile all’altro. photoshop è la stessa cosa: le foto non sono più la rappresentazione della realtà ma di un’iperrealtà parallela e vanno quindi guardate e giudicate da un diverso punto di vista. quando le persone smetteranno di parlare “bananamente” di una mela….
poi se si vuol seguire un dibattito per il gusto di seguirlo e vedere le meccaniche che muovono l’intelletto umano per farne uno studio sociologico, benvenga, e certo non sto parlando del tuo blog come di allungamento brodino, come sempre c’è “Un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gemere e un tempo per ballare”, l’ha detto qualcuno di più saggio di noi….
in conclusione.. in un tempo con tante imformazioni e poca cultura, chi ha il tempo di fermarsi a ragionare invece di indignarsi per l’aria fritta??
a pensare si dura fatica, poi ti viene mal di testa e puzzi; molto meglio indignarsi sfogando le proprie repressioni e aggressività in modo gratuito… vive le web!!!
No, dico, ma hai visto bene che ore sono? E tu, conoscendomi, credi che in mattinata io riesca a fronteggiare lucidamente un commento che mi parte dalla diatriba tardoottocentesca tra fotografia e pittura per poi arrivare all’onnipresente ricorso a photoshop o all’aria fritta che inevitabilmente finisce per riempire tutte le pagine del web? Apprezzo però assai il tuo tentativo di erudizione e di elevare il tono medio-superficiale della fuffa imperante su questo blog, così come gradisco le tue continue citazioni musicali, specialmente in questo caso, quando sono riconoscibili anche a un orecchio profano come il mio (è Fossati, vero?). Per il resto, tenterò di risponderti appena passa la sonnolenza, se passa…
il sacro con il profano, ecclesiaste, SVEGLIAAAA!!!!!