▶ “Once Upon A Time…” by Karl Lagerfeld – YouTube.
“Sapevi che Chanel ha cominciato facendo cappelli?” mi chiede a bruciapelo, qualche sera fa a cena, mio padre, tra la mia faccia incredula, con la bocca spalancata dallo stupore, lo sguardo preoccupato di mia madre traducibile in un “Te lo dicevo io, sta partendo di testa” e l’espressione attonita del mio amore che mi bisbiglia timidamente “Che faccio, gli tolgo il vino?”. “Bravo, è verissimo” rispondo io “la prima boutique aperta era proprio una modisteria” “in un paesino della Normandia” aggiunge lui “ah, e aveva anche una sorella!” “Va bene, chi vuole il caffè?” taglia corto mia madre, destabilizzata dall’ipotesi che un altro Guasti manifesti all’improvviso un qualche nocivo interesse per la moda e la mia dolce metà che aggiunge “Io prenderei un amaro”, forse pensando di affidare all’alcol la sua crescente consapevolezza di trovarsi a tavola con una famiglia di svitati. La conversazione in realtà non a tutti potrebbe sembrare così campata in aria. Forse perché non conoscete mio padre. La creatura che incarna con più correttezza gli esatti antipodi della parola moda. Che vivrebbe eternamente piantato nella sue tute da ginnastica, con le solite scarpe tutti i giorni ai piedi, che al limite arriva a rinnovare il suo look aggiungendo in inverno un berretto di lana. Che dubito abbia mai fatto una sola ora di shopping in tutta la sua vita, che potrebbe perfino incontrare Giorgio Armani in persona e riuscire a pensare “Questo qui ha una faccia conosciuta, forse è un attore”. Che da uomo concreto, pratico, capace, anche di non pronunciare mai parole inutili o di troppo, rifugge automaticamente, ma senza disprezzo, qualsiasi manifestazione superflua di cura dell’esteriorità. Che anche quella sera, come spesse altre volte, ridacchia sotto i baffi, svelando i suoi denti piccoli e radi, identici ai miei, per poi concludere fiero “T’ho stupito, eh?”.
“Questo di sicuro” replico io “ora però dimmi dove l’hai imparato” “Ho visto un film” mi risponde “forse un po’ vecchio, in bianco e nero”. Non so quanto sia stato a rimuginarci sopra, prima di capire quale pellicola avesse mai potuto guardare per apprendere così dettagliatamente alcuni aspetti, neanche tra i più conosciuti, della vita di Coco Chanel. Poi, d’un tratto la soluzione: si trattava senza ombra di dubbio del corto Once upon a time (video allegato). Un video di una dozzina di minuti, per la regia dello stesso Karl Lagerfeld, anima della maison Chanel da tre decenni esatti, uscito la scorsa primavera per celebrare i 100 anni della prima boutique Chanel. Una ricostruzione un po’ romanzata ma efficace del debutto commerciale di Chanel a Deauville, piccola località di villeggiatura della Francia settentrionale, in pieno clima Belle Époque. Un originale tributo alla storia della più grande designer del Novecento, alle sue semplici e rivoluzionarie idee di stile – a partire dai cappelli piccoli e lineari, in un’epoca in cui i copricapi erano un ingombrante tripudio di piume – con una magrissima Kiera Knightley nei panni della stessa mademoiselle Coco, un piccolo stuolo di top model (Lindsay Wixon, Saskia de Brauw, Stella Tennant) e di socialites (lady Amanda Harlech, Jamie Bochert) chiamate ad interpretare invece personaggi, aristocratici e non (la marchesa Casati, lady de Grey) che gravitavano intorno all’universo Chanel degli inizi. Uno short movie che avevo guardato con misurato interesse, senza riflettere invece sul suo potenziale “didattico”, perché facile ed accessibile a tutti, anche a chi non ha mai masticato moda. “Ma non era un vero e proprio film” dico infine a mio padre “tu intendi il cortometraggio di Karl Lagerfeld” “Karl chi?” risponde lui, e io “Lagerfeld, babbo (ndr: la parola “papà” a casa Guasti non è mai esistita), lo stilista di Chanel” “No, non lo conosco” conclude lui, e poi ”dal nome pensavo fosse un attore”. Ok, come non detto.
ma quanto so’ secche queste????? (che invidia…, a parte la scucchia di Chiranaitli)
Lo sai vero che gli fai prendere un colpo quando lo legge )))
ciao ciao
ps. La tua nipote l’altro giorno ha messo un cappello in testa a Nino e poi ha detto: è nonno!
Ma le modelle devono essere secche, è l’unica cosa che viene loro richiesta…la Knightley poi, (che si scriverebbe così), scucchia a parte, è ancora più ossuta! Lo sai vero che tanto non mi legge mai? Dice che scrivo troppo arzigogolato, se li fa leggere da mamma…ma quindi il cappellino invernale è già in uso? Se Giulia già lo scimmiotta
ma vedi che allora sei cattivo dentro? tante parolone “e sono troppo buono qui e sono troppo gentile là…” e invece BRUTTO, BRUTTO E CATTIVO! il tu babbo cerca di fare un passo nel tuo territorio snobbbbbissimo e tu lo mazzuoli immantinentemente!!
ti darei il mio che quando fa lo stesso ha alla base degli intenti “ora lo cardo io… il saputello”, così magari apprezzeresti meglio certi slanci!
e adesso per arrivare al climax potrei iniziare con la manfrina “certe cose le capirai solo quando.. che allora ripenserai a tutto quello che.. e ti dispiacerà perchè quella volta di chane..l e allora sarà troppo tardi”
vabbè non sono molto credibile come moralizzatore… però rimani brutto, brutto e cattivo!! povero papà Guasti..
Ma come, io che sono buonissimo, un vero pezzo di pane…guarda che poi ho apprezzato tantissimo il tentativo di babbo, che alla fine è una persona curiosa, s’appassiona di tante cose…certo, non è esattamente “fashion” ma se è per questo non lo sono neanch’io…anzi, con gli anni scopro di avere molte più cose in comune con lui di quanto pensassi…non mi dispiacerà perciò in futuro di questa conversazione, perché per me è stata memorabile!
… e dopo il figliolo, adesso adoro anche il babbo…! Anche perché abbiamo molto in comune ed a proposito, anche a casa mia, la parola “papà” non è mai esistita, e se qualche volta ascoltata provoca strane reazioni cutanee… Un bacio…
Babbo (mi raccomando) è una persona piacevolissima, riservata e molto intelligente…insomma, il mio esatto contrario…l’adoreresti sul serio, come fanno del resto tutti i miei amici appena lo conoscono…”papà” gli ha sempre fatto orrore, non credo di avercelo mai chiamato, neanche per sbaglio…Un bacione a te!
Ps, dimenticavo, lo sai che da piccina pensavo che “chanel” volesse dire “cane” in francese? ….. Saluta il babbo, mi raccomando..
Buahhahhahhahhah…ma dai??? però, chiamarci un cane sarebbe scicchissimo (il cane della mia amica si chiama Gucci, per esempio)! Ti saluterò babbo, appena lo sento, sempre che mi rivolga la parola dopo questo post!