Ho un potente raffreddore. E poche idee. Più raffreddore che idee, diciamo. Ma devo aggiornare il blog. Altrimenti, cosa penseranno i miei dodici lettori? Oggi niente da commentare? Beh, a volte succede. Non si può mica sempre scovare l’argomento giusto. C’è per caso qualche news interessante oggi? Francamente non ho trovato nulla di così sfizioso. Ma sbucherà di sicuro. Se solo mi passasse questo raffreddore. Non ho neanche un’aspirina. Però ho una buona scorta di fazzolettini. Prendiamoci anche un caffè, vai. Lettura veloce dei principali siti di notizie. Uno sguardo anche alle più famose testate straniere. Ho un nuovo messaggio nella casella di posta. “Stasera degustazione olio nuovo ore 19.30″. Si, certo, con questo naso chiuso. Non lo apprezzerei nemmeno se mi immergessero direttamente nel frantoio. Peccato. Un altro caffè? Meglio aspettare. Continuiamo con le notizie. La Francia dice sì alle nozze gay. Londra dice sì alle nozze gay. Monti dice sì a Bersani. Che sia un primo passo verso le nozze gay anche qui in Italia? Però non posso scriverci un intero post. Forse la sfrutterò su Facebook. Dove, tra l’altro, ho un messaggio. “Dobbiamo ancora decidere da cosa mascherarci quest’anno”. Viste le mie condizioni di oggi, proporrei da cesso. Troppo impegnativo? Intanto il primo pacchetto di fazzolettini è andato. E non mi è ancora venuta in mente nessun’idea. Potrei continuare con il filone nozze, forse. Cerchiamo: “Gina Lollobrigida. Mi sono sposata a mia insaputa?”. Tesoro mio, se non la sai tu. Però ha ragione. Avesse indossato un abito nuziale, l’avrebbero avvistata da Plutone. Chiediamo a qualche alieno? Meglio cambiare tema. Adesso un altro caffè ci sta. Mi arriva un messaggio su Whatsapp. “Qui a Roma tempo bellissimo. Che fai?”. Che faccio? Qui piove. E non ho nulla da scrivere. “Pensavo di invidiarti, ma adesso non ne ho il tempo”. Davvero, di cosa posso parlare oggi? Ok, cerchiamo di stare tranquilli, qualche santo mi aiuterà. E se fosse San Valentino? Oddio, che banale. Poi, manca ancora una settimana. E non l’ho mai neppure tollerata come festa. Sanremo? Non che sia tanto più originale. In più è così sofisticato quest’anno. Non c’è Al Bano. Non c’è la Oxa. Non ci sono le bellone, la bionda e la mora. E di chi sparlo io? Secondo pacchetto di fazzolettini esaurito. Di già? Me ne è rimasto solo uno. Altro messaggio da Whatsapp. “Ma H&M di che nazione è?” “Svedese, mi pare”. Voglio intepretarlo come un segno del destino. Digito su Google H&M. Oggi la notizia della nuova campagna pubblicitaria. Un cortometraggio di Guy Ritchie con protagonista David Beckham. Guardo l’anteprima. Vedo solo una miriade di tatuaggi. E tante canottiere. Poco materiale, non mi riempirebbe mai un post. Intanto mi giunge un sms dai miei “Come stai oggi? E’ una giornata favolosa!”. Fatemi capire, in tutta Italia piove solo su casa mia? ”Tutto ok, solo un po’ raffreddato. Sorvoliamo sul tempo!”. Per il terzo caffè è troppo presto. Però quello del meteo potrebbe essere uno spunto da seguire. Vediamo: “Il sole fa sbocciare l’amore. Le belle giornate facilitano le conquiste”. Ma dai? E hanno speso soldi per questo studio? Potevo dirvelo anch’io, per molto meno. Cerchiamone altri. “Guardare la tv riduce la fertilità” “Andare in bici diminuisce il piacere femminile”. Una ricerca che sia meno sesso-catastrofica? “Il web incide sul calo del desiderio”. Appunto. Direi che sia il caso di chiuderla qui. Ha smesso anche di piovere. E ho finito del tutto i fazzolettini. Già che ci sono, passo pure a comprare l’aspirina. E a prendermi un caffè. Strada facendo, mi verrà qualche idea.
Archivio mensile:febbraio 2013
Piume e pensieri
Priscilla Finally in Rome! – YouTube.
E dire che in prima elementare odiavo il “pensierino del lunedì”. Per “pensierino del lunedì” intendo quel compito che la maestra Paola (la stessa che per farmi vincere la mia timidezza di allora e socializzare di più coi miei compagni mi cambiava di posto ogni tre giorni) ci assegnava all’inizio di ogni settimana facendoci scrivere poche righe sgrammaticate su quello che avevamo combinato il giorno prima. Che poi, a pensarci adesso, cosa diamine dovrà mai fare un bambino di 6 anni la domenica? Così, se in genere gli altri si prodigavano nei loro resoconti dettagliati, sempre identici, del tipo “Mi sono alzato. Poi ho visto la tv. Poi ho pranzato…etc”, io davo luogo alla mia sottile e infantile ribellione descrivendo invece sul mio quaderno un animale diverso ogni lunedì. E ne conoscevo a centinaia, con tanto di nome scientifico in latino, perché a casa passavo ore a imparare a memoria le pagine dell’enciclopedia con la copertina rossa che tenevamo in bella vista in salotto, soprattutto durante le mie infinite sedute di aerosol (soffrivo di asma). Fino a quando la maestra, che forse dapprima aveva ingenuamente sperato in un più rapido scemare dell’elenco di animali a me noti, dopo qualche mese si stufò di leggere interi brani su fagiani e nottole e mi obbligò, al pari degli altri alunni, a raccontarle di domeniche trascorse a giocare nei vicoli del mio paese, tra un aerosol e l’altro. Vi porterei le prove di ciò, ma mia madre, qualche anno fa, in un dannoso impeto di pulizia casalinga, ha gettato via tutti i miei quaderni fino ad allora conservati. “Prendevano troppo spazio” mi ha detto lapidariamente “poi, erano così sprecisi. Ne ho lasciati solo tre o quattro, ma sono tutti di tua sorella” “Sai quanto potrebbe costarmi di analista tutto questo?” mi sono limitato a risponderle (Ora mamma si arrabbierà perché l’ho descritta come un mostro. In realtà è una donna molto presente e premurosa. Solo che non si affeziona agli oggetti. E così negli anni mi ha cestinato biglietti, pupazzi, lettere, abiti, foto…ricordi, insomma, che per sua e vostra sfortuna tengo invece tutti bene a mente). Da dove ero partito? Ah, sì, il pensierino del lunedì. Questo post ne è un po’ la versione aggiornata, diciamo ”da grandicello”. Comincia così:
Ieri, a coronamento di un magnifico week-end a Roma, fatto di visite ad alcuni amici ed ex-colleghi, di tonnarelli cacio e pepe, musica dal vivo a Testaccio e corse da un angolo all’altro della capitale per rispettare tempi ed appuntamenti, mi sono riempito occhi, orecchie e cuore con la visione di uno spettacolo divertentissimo ed abbagliante, “Priscilla, la regina del deserto”, (video allegato) in scena al Teatro Brancaccio fino al prossimo 3 Marzo. Un musical, tratto dall’omonima pellicola del ’94 vincitrice di un premio Oscar, che nel narrare le vicende di tre drag queen in viaggio nel deserto australiano a bordo di un bus (ribattezzato Priscilla, appunto), affronta con necessaria e dissacrante ironia pregiudizi, luoghi comuni e difficoltà che da sempre circondano l’universo gay. Insomma, tante piume, lustrini e paillettes, ma non solo. Musiche disco – vintage coinvolgenti (ancora adesso ballo), costumi iperbolici ad alto tasso di spettacolarità, cast azzeccatissimo e dal talento versatile, fra cui spicca la naturalezza e la bravura di Simone Leonardi, alias Bernadette, protagonista delle battute più taglienti e riuscite. Un consiglio: precipitatevi a vederlo.
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Coccole e cervello
La maggior parte dei miei amici ormai si è rassegnata. L’altra, quella cioè che prova ancora ad oppore un’inutile resistenza alle mie smancerie, prima o poi sarà costretta a capitolare. Perché non esiste alternativa: posso trattenermi dal parlare al telefonino con la voce sparata a troppi decibel come se chi mi ascoltasse dall’altra parte fosse in realtà in vetta all’Himalaya e non nella stessa nazione. Posso moderare (ma non troppo) in pubblico la mia risata sguaiata, grazie alla quale, negli anni scolastici, ho saltato quasi la metà delle lezioni perché buttato fuori dall’aula senza troppi riguardi (continuando però a ridere). Posso perfino evitare di attaccare bottone con tutto e tutti: la mia dolce metà, che, a ragione, ironizza sulla mia proverbiale capacità di parlare anche ai muri (e che ormai non si stupisce più di quando tutti i venditori ambulanti o gli zingari della città mi salutano per nome o con un “Ciao, grande!”) proprio l’altra sera ha assistito inerme all’ennesima chiacchierata di un’ora con una coppia di sconosciuti in attesa come noi di un tavolo al ristorante, partita dalla loro innocente confessione di essere clienti abituali del posto. “Simpatici, non trovi?” ho provato ad aggiungere al momento dei saluti, “Li hai sfiniti” mi ha replicato “credo siano fuggiti per paura di dover cenare con noi!”. Dicevo, ho un’infinità di difetti trascurabili (o quasi), che con l’impegno e la sopraggiunta maturità (risate) riesco però a stemperare o mitigare quando mi rendo conto che no, non è proprio il caso di esternare fino in fondo la mia natura incontenibile. Ma se per caso, come avviene in numerosissime occasioni, capita mi affezioni o che nasca una sincera amicizia, non posso farne a meno: divento terribilmente appiccicoso. E’ proprio una necessità fisica: sarò forse invadente e talvolta inopportuno, ma se mi trovo con una persona a cui voglio davvero bene nasce in me l’irrefrenabile l’impulso di abbracciarla spesso, prenderla sottobraccio mentre si passeggia, salutarla sempre col bacino su entrambe le guance e via con tutto il repertorio di tenere cretinate. Il fatto è che dovrei anche rispettare chi è del tutto estraneo a simili slanci: non di rado succede che alcuni dei miei migliori amici, senza scomporsi o manifestare fastidio di fronte alle mie attenzioni semimorbose, si irrigidiscano però come baccalà. Ovviamente li capisco. Fatevene però una ragione: mi fa bene all’umore, sul serio. E vi dirò di più: è scientificamente provato. Risale infatti solo a ieri la notizia della scoperta dei neuroni specializzati nel riconoscere la sensazione di benessere che scaturisce dalle carezze e dagli abbracci (http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/scienza/2013/01/31/Scoperti-neuroni-coccole_8169131.html) come sostiene un gruppo di ricercatori del Caltech, l’Istituto di Tecnologia della California, che ha pubblicato i risultati di questo singolare studio sulla rivista Nature (http://www.nature.com/). In realtà questi meccanismi neuronali che traducono in piacere i gesti d’affetto sono stati per il momento individuati soltanto nei topi (vuoi vedere che c’è uno studio approfondito dietro lo “Strapazzami di coccole” di Topo Gigio?), ma non è escluso che siano comuni a tutti i mammiferi. Che aggiungere? Intanto credo di aver trovato un buono spunto di riflessione. O almeno, un alibi più che valido per chi, come me, soffre di esagerata espansività.